Il tuo lavoro è conosciuto per una grande attenzione ai ricami e i decori dei tuoi capi. Oltre a questo hai contribuito a far riscoprire il Made in Italy degli artigiani lavorando con una cooperativa calabra.

Ce ne racconti la storia?
Durante un mio trasferimento per un lungo periodo nella mia terra, ho progettato diverse cose, tra cui un progetto di collezione couture che richiedeva la manovalanza di persone estremamente qualificate. Sapevo di una Calabria nascosta che andava scoperta ed ho iniziato a chiedere a signore che lavoravano in casa, e parola dopo parola sono fino nel borgo medioevale di Bivongi. Lì ho scoperto la cooperativa CORAS e ho trovato una realtà molto tipica, perché focalizzata sulla lavorazione di antichi corredi, nonostante questo sono state le abilità tecniche ad incuriosirmi. I corredi sono prettamente fatti di lino o comunque con tessuti dalle trame molto spesse e larghe, diverse da quelle dell’abbigliamento. Non mi sono lasciato intimorire da questo e ho iniziato un lavoro di studio con la Sig.ra Rita, una maestra che tiene le redini della cooperativa stessa, e che vanta un esperienza di anni assurda sul ricamo, insieme abbiamo provato e riprovato, ricercando tessuti con trame che potessero adattarsi alle tecniche. Ho iniziato la collezione utilizzando il ricamo a punto filza sul faille di seta, che nasce appunto dal corredo, proponendolo in sette colori. La tecnica del punto filza consiste nel filzare il tessuto punto per punto, con ricami che hanno richiesto sino a due settimane di lavoro a capo.

In cosa consiste la tua attività di supporto?
La mia attività di supporto consiste nel cercare di mantenere viva la tradizione, ma allo stesso tempo dare un aggiornamento e uno sviluppo diverso nella direzione appunto dell’abbigliamento.

Utilizzi tu stesso tecniche artigianali nella creazione dei tuoi abiti? Li fai fare in collaborazione con queste artigiane calabre?
Sono lavorazioni che richiedono uno studio ben preciso e molto tempo, una precisione che non esiste in nessun altro posto al mondo, e quindi il posizionamento è sicuramente alto come livello e come target. Di quelle lavorazioni ne ho fatto il mio simbolo di riconoscimento, tanti addetti ai lavori sono letteralmente rimasti a bocca aperta quando hanno visto dal vivo i miei capi.

Quali sono le tecniche di ricamo che vengono impiegate maggiormente?
Lavoro molto sul punto filza, ma esistono molte tecniche, una più bella dell’altra, come il punto antico o il punto bizantino e molte altre.

Ce ne sono alcune in disuso o che si stanno perdendo perché nessuno sa più ricamare in quel modo?
Purtroppo quasi tutte sono destinate a scomparire, in Italia l’amore per il bello sta scomparendo e gli artigiani sempre meno, oramai hanno perso l’entusiasmo.

Con Michela Zio che mi ha scoperto ed è parte del mio progetto in qualità di  General Manager, che crede fortemente in me e nelle mie qualità, stiamo facendo un lavoro di backstage molto importante, questo perché dalla moda è sparito il racconto, la storia di una collezione, chi c’è dietro… Essere stilista per me è essere un regista, colui che dirige e che incanala le idee verso una direzione precisa.

Federico Poletti -Dblog Repubblica